Escursioni e itinerari

Verbania Pallanza

Pallanza, circa 9000 abitanti, è la sede del comune di Verbania. La cittadina è ubicata fra il monterosso e la punta della castagnola. L’ottimo clima, la bellezza del luogo e dei dintorni, con le risorse recettive turistiche, fanno di Pallanza uno dei centri più famosi del verbano.

Già esistente in epoca romana come probabile possesso privato degli imperatori Giulio Claudii (I sec.) Pallanza ebbe nel medio evo ordinamento feudale. Attorno all’anno 1000 fu del vescovo di Novara, passò poi ai conti di Biandrate e nel 1136 ai conti Barbavara di Castello che elessero a loro sede L’isolino di San Giovanni, prospicente la punta della Castagnola, (oggi possesso privato dei Borromeo).

I Barbavara tentarono di cedere Pallanza ai Novaresi, ma la cittadina a salvaguardia della propria, sia pure relativa indipendenza, si oppose e vinse (1224).

Verso la fine del 300 ebbe statuti propri. Subentrati i Visconti, Pallanza non volle essere ceduta ai Borromeo, e pagò ai primi, la somma del proprio riscatto (1446).

Giunti gli Spagnoli (1535), ottenne ancora da Filippo IV, previo risarcimento, di non essere sottoposta ad alcun vassallo intermedio.

Dopo la Parentesi austriaca (1714), con il trattato di Worms, Pallanza fu assegnata ai Savoia, nel 1796/98 fu teatro di moti rivoluzionari, l’ultimo dei quali venne represso nell’ossola e vi morì il pallanzese G.A. Azari.

Pallanza mosse contro gli austriaci il 30 agosto 1859, quando essi sbarravano il golfo di Laveno.

Al principio del lungolago si affaccia il Palazzo di Città su un ampio porticato, sul lungolago fra le aiuole, spicca il monumento ai caduti ed il busto dell’ex sindaco della città Cavanna (opera dello scultore Intrese Paolo Troubetzkoy, a specchio d’acqua, oltre una grata in ferro, si ammira il mausoleo di Luigi Cadorna con la tomba del maresciallo di Vittorio Veneto (1850 – 1928) dell’architetto Piacentini e degli scultori Dazzi, Prini, Selva e Romanelli.

In alto a sinistra spicca la parrocchiale di San Leonardo, vagamente ideata su esempi bramanteschi.

Sul fianco del palazzo di Città si percorre la via Cavour che sfocia nella piazza omonima, al numero 44 è il palazzo Dugnani, fondato nel 500 e vastamente rimaneggiato nel 700, con ampio portale posto in asse col sovrastante balcone. Nel cortile, sotto il porticato, trova posto una collezione lapidaria romana, con pezzi di varia provenienza verbanese, dal cortile si accede alla gipsoteca Troubetzkoy (1866/1938) con mostra delle opere dell’artista Intrese. Al primo piano è allogato il museo artistico e del paesaggio.

Da via Cavour a via Marconi, si perviene alla via Guglielmazzi che sale nella città vecchia, con case interessanti, che conservano vestigia della loro antica fondazione.

Dalla via Guglielmazzi si prende a sinistra la via S. Stefano che porta alla chiesa di S. Stefano, sorta sul luogo di un edificio pagano molte volte rimaneggiata e, radicalmente restaurata verso la fine del secolo scorso. In un muro, sotto il campanile, è conservata un’ara romana dedicata alle dee matrone (prima metà del I secolo)

Tornati in via Guglielmazzi, si prende a destra la via S. Remigio, fiancheggiata da recinzioni di ville, finchè si perviene alla fatiscente chiesetta di San Remigio. La romanica costruzione (sec XII), ritoccata nel 500 presenta la facciata profilata da archetti e preceduta da portico.


Partendo ancora da via Cavour e percorrendo per circa 1,5 km viale Azari, si raggiunge la chiesa della Madonna di Campagna, che è la più importante architettura rinascimentale del verbano.

Come San Leonardo, ma con ben maggiore coerenza di strutture, la Madonna di Campagna traduce in forme provinciali, i modelli bramanteschi, specialmente ne capocroce, ove le tre absidi sono sormontate da cupola ottagonale recinta da loggiato e sormontata da lanterna progettata sembra, dal ticinese Pietro Beretta.

La chiesa ebbe inizio ne 1511 su una preesistente chiesetta romanica di cui è superstite il campanile (1050/1075). La facciata a saliente, reca un portale dalla cèntina decorata a rilievoe una piccola rosa; ai lati si aprono due monofore strombate con le cornicette scolpite. L’interno scompartito in tre navi da filari di colonne, è adorno di cappelle con vivaci affreschi attribuiti a Giulio Cesare Luini nativo di Varallo Sesia.

Notevole in particolare la Gloria degli Angeli musicanti, echeggiante la decorazione della cupola del santuario di Saronno, dipinta nel catino absidale. Il coro ligneo venne scolpito da Giovanni e Domenico Merzagora di Craveggia (1582). La cappella della Madonna delle grazie, dipinta forse da Camillo Procaccini, (1596), reca all’altare la Madonna del 400 a cui è stata dedicata la chiesa.

Liberamente tratto da “Le meraviglie del Lago Maggiore” guida turistica edita da Reggiori).
E’ un libro ricco di testi e di
illustrazioni che potrete acquistare nei negozi sulle isole Borromee e nelle località turistiche.

 

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